13 dicembre 2021

“Siate testimoni di gioia”

Ad Assisi il Vescovo Sorrentino incoraggia il cammino associativo: “Spianate la strada alla letizia, diventate costruttori di un’umanità piena, di vera fratellanza”

Concluso il tradizionale meeting del CSI in Umbria. Presenti oltre 80 presidenti territoriali. La riflessione di don Alessio Albertini, la relazione del presidente Vittorio Bosio, la tavola rotonda con il territorio insieme a don Gionatan De Marco, direttore dell'Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI

Assisi è sempre Assisi per il CSI. Anche in una edizione dalla partecipazione contingentata ai soli presidenti territoriali, più di 80 i presenti, vissuta con la consueta passione associativa alla Domus Pacis, nel ricordo di don Vittorio Peri, indimenticato consulente ecclesiastico nazionale, scomparso la scorsa estate e. Sul titolo del meeting Riparatori di brecce e restauratori di strade ha viaggiato la riflessione dell’assistente ecclesiastico nazionale, don Alessio Albertini, «la breccia non è ancora il momento in cui la città è conquistata, ma il primo passo perché possa indebolirsi e porti a sferrare l'ultimo colpo definitivo. Proprio dentro questa breccia, è in questa fessura che anche noi qualche volta soprattutto dopo tanti mesi di pandemia sentiamo il rischio di crollare. Occorre avere allora il coraggio di guardare in faccia cosa è entrato in questa breccia che ha ferito la vita di tanta gente e magari anche di tanti di noi. Quella paura e l'ansia che ha bloccati tanti nostri ragazzi, che non li fa tornare al campo che non li fa andare in palestra. La strada da percorrere è quella forse della più grande sfida che oggi siamo chiamati a vivere come associazione ma, anche all'interno della Chiesa come comunità cristiana: poter dire “mi interessi gratis”. Essere cioè capaci di questa attraente comunicazione nei confronti degli altri, non vendere degli spazi per farci conoscere come nel marketing, ma essere capaci di creare relazioni importanti. Come diceva Papa Francesco la cosa peggiore che possa esserci dopo questa crisi è quella di sprecarla. Allora il compito è di non sprecare questa crisi e questa occasione del nostro stare insieme oggi e sempre».

 

Il meeting ha poi visto intervenire il presidente nazionale del CSI, Vitttorio Bosio, che ha spaziato sui temi più attuali. «Siamo di fronte ad un Assisi diverso, il primo senza don Vittorio, inventore del meeting e sempre presente per portarci il suo pensiero. A lui il nostro infinito grazie. Regna ancora tanta incertezza e paura. In un momento in cui l’economia è in difficoltà, dobbiamo avere ancora maggior attenzione ai più deboli. Siamo chiamati ad un compito in più rispetto a prima. Provare a fare l’appello. Trovare quanti mancano. E suonare qualche campanello. In una situazione confusa e complicata, come quella attuale il sistema sportivo del nostro paese è quasi al collasso. Il tentativo di mettere in piedi una riforma tanto invocata, con forza, anche da questa stessa sala anni fa è franato. Messa sul tavolo, ha provocato danni, perché non condivisa, ed osteggiata. Smarriti e nel mezzo, nonostante tutto però abbiamo tenuto in piedi lo sport di base. Lo dico convinto perché girando l’Italia in lungo e largo ho visto con i miei occhi nel territorio dirigenti stratosfericamente all’altezza. Ho visitato comitati, incontrando sindaci e vescovi. C’è un clima che mi fa intuire che il CSI c’è dove serve ed è riconoscibile oltre che conosciuto. Veniamo da una estate dove nello sport di prestazione abbiamo vinto di tutto. Ancora mi chiedo se veramente sono le medaglie il termometro del benessere di un Paese. Dietro questa grande organizzazione che porta prestigio alla nazione c’è sempre e ci sarà sempre lo sport di base. C’è forse qualcuno altro che pensa ai "normali" dello sport? A quelli che non vinceranno le medaglie, e diverranno bravi cittadini, impiegati, operai, avvocati, idraulici, senza salire su un podio? Siamo appesi ad un filo, stando alla riforma siamo fuori dal Coni ma nel Dipartimento dello Sport. C’è grande confusione e un irrigidimento ancora più serio nei rapporti con le federazioni, le quali dichiarano apertamente di voler fare loro lo sport sociale e quello degli ultimi. La verità è nella storia e nell’averci sempre creduto. Noi crediamo nei valori fondanti del CSI. Io vorrei darvi anche speranza, perché sono convinto che proseguiremo nel nostro cammino, proprio perché crediamo. Siamo forti nei valori forti, radicati nella roccia. Siamo un ente voluto anni fa per ricostruire la Italia. E anche adesso siamo tenuti a farlo. Prendo a prestito le parole di un santo per dire a voi tutti: “Non abbiate paura!” Insieme ne usciremo più forti di prima. Occorre remare dalla stessa parte; condividere gioie paure e tutto quello che sogniamo per il CSI di domani. Nel parlare di speranza c’è anche il nuovo numero di Stadium, la nostra rivista, indispensabile per fare cultura sportiva nel Paese. Per dire ciò che pensiamo sul mondo dello sport. Uno strumento, utile collante per le nostre società sportive. Serve per poter continuare ad essere quell’associazione che siamo stati nella storia. Nel futuro lo ripeto serve costruire un CSI unito che porti avanti il lavoro intrapreso dai predecessori. Il futuro lo si scrive insieme, facendo affidamento sul partito del fare. Abbiamo la giusta autorevolezza per riprendere la nostra strada».



Sono stati poi Patrizia Reggiani, consigliere nazionale e presidente del CSI Carpi, Raffaela Sabatini, consigliere nazionale e presidente del CSI Terni, Mimmo Lavanga, presidente del CSI Basilicata e Mauro Tomatis, presidente del CSI Cuneo a condurre la tavola rotonda portando il loro vissuto nel dialogo con Don Gionatan De Marco, Direttore ufficio nazionale CEI della pastorale tempo libero, turismo e sport. Giovani - Modello sportivo - Chiesa/oratorio, ispirazione cristiana - Identità e stili associativi - Servizio nello sport e attraverso lo sport. Questi i temi trattati nel confronto sullo sfondo di un domani, fra prospettiva, orizzonte, attesa. Quali le qualità da dover mettere in gioco, quali desideri per il CSI del futuro per un CSI, associazione di ispirazione cristiana. «Giocare insieme. Nella squadra ecclesiale che coinvolge tutte le associazioni di ispirazione cristiana che animano i mondi dello sport la ricetta di don Gionatan - Occorre maggiore convergenza, armonizzare la visione, unire le forze e disegnare esperienze condivise attraverso cui permettere alla nostra gente di far ripartire la speranza».



Un inno alla gioia quello suggerito ai fedeli ciessini da S.E. mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e Foligno, nella Messa presso la Cattedrale di San Rufino. Un invito sincero alla gioia nelle parole della sua omelia. «Ansia e sofferenza ci arrivano ogni giorno nelle notizie poco confortanti sul nostro futuro. Il cristiano invece è chi gioisce nonostante tutto. Come quando gli sportivi conquistano medaglie dopo tanti sacrifici. Conoscere la gioia nella virtù che è qualcosa di abituale, che si sente sempre, perché ci si allena ad averla, perché lì poggia la gioia. Lo sport è intriso di tanta competizione. Si gioca con garbo e rispetto, con amicizia e senza ostilità. È dentro questo mondo che la gioia (anche nonostante la partita persa) deve allenarsi. A noi il compito di sentirlo. Un percorso di allenamento nel servizio che rendete. Oggi la Parola di Dio ci chiede di diventare testimoni di gioia dando motivazioni vere, invitare alla gioia vera, percepire il sussurro di Dio. La gioia non si conquista mai senza sforzo. Spianate allora la strada, come nel vostro titolo di Assisi. Diventate costruttori di un’umanità piena, quella che ciascuno vive in sé stesso, un’umanità fatta di relazioni, per costruire davvero un mondo dove siamo tutti fratelli, nel nome di Papa Francesco, nel sentiero tracciato da San Francesco quello della perfetta letizia».

Domenica, il dibattito associativo ha concluso una edizione di Assisi, 2021, ridotta ma egualmente intensa.

“Siate testimoni di gioia”