Paralimpiadi, la forza di atleti come gli altri
Ci attende un compito difficilissimo. L’ho affermato alla vigilia di questa Paralimpiade invernale di Vancouver e non c’era soltanto un pizzico di italiana scaramanzia a dettare queste parole. Oggi iniziano le gare. Oggi prendono corpo sogni e speranze di una squadra italiana, composta da 36 atleti, che ha saputo conquistarsi qualificazioni sul campo - mi riferisco a hockey su ghiaccio e curling - e credibilità, grazie a convincenti risultati in Coppa del Mondo, sia nell’alpino che nel nordico. Non mi addentrerò in previsioni tecniche e di medaglie. Mi preme sottolineare come il Comitato Italiano Paralimpico, pur tra mille incertezze, ora risolte, nell’ambito del finanziamento da parte dello Stato, sia stato in grado di sostenere l’intera attività delle cinque discipline in programma a Vancouver, esaltando il concetto che l’atleta è il cuore della nostra organizzazione. Ho anche detto che, già prima della partenza, abbiamo ottenuto tre splendidi successi. Mi riferisco alla cerimonia al Quirinale, che ha visto protagonisti sia l’alfiere paralimpico che quello olimpico, con la consegna del Tricolore nelle mani di Gianmaria Dal Maistro e Giorgio Di Centa, e alla meravigliosa lettera inviata dal Sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI, all’Arcivescovo di Vancouver, sottolineando gli ormai imminenti Giochi Olimpici, ma senza dimenticare i successivi Giochi Paralimpici: due eventi simbolici, ma dal significato che va ben oltre il semplice atto formale. Il terzo, ideale podio arriva dal campo della comunicazione. Per la prima volta, al fianco della Rai, che ha inaugurato nel lontano 2000 a Sydney la sua avventura con la Paralimpiade, ci sarà Sky Sport, grazie a quella che è possibile definire una sana e leale concorrenza. Sky Sport ha annunciato centinaia di ore di trasmissione da Vancouver e Whistler, spalmate su tutti e cinque i canali già utilizzati per l’Olimpiade, oltre a Sky1 e maxi schermi nelle piazze di Roma e Milano. Rai Sport ha risposto con 130 ore di trasmissione e con una squadra imponente, che coprirà integralmente la Paralimpiade. Quello che mi auguro è che i telespettatori non si fermino davanti allo schermo per vivere solo un attimo fuggente di emozioni, dettato magari dalla mancanza di una gamba o di un braccio di chi scende in gara, ma consapevoli del fatto che stanno vivendo la grande esperienza di atleti che, come i loro colleghi olimpici, coronano il sogno di una vita e che, grazie alla grande copertura televisiva di questi Giochi, avranno la possibilità di dimostrare tutto il loro valore.