-IL PUNTO- Il diritto allo sport che migliora la nostra vita

Se un dirigente sportivo del CSI pensa che promuovere lo sport nelle parrocchie, negli oratori, nelle carceri o tra i giovani dei quartieri “difficili' non sia proporre sport autentico ma solo un'attività filantropica, allora non ha capito nulla né dello sport né della società in cui sta vivendo. Il senso odierno del fare sport non è più quello di ieri. Oggi praticare lo sport, per quanto con tutti i crismi tecnici, è concepito come un diritto che sta alla pari con altri fondamentali diritti sociali, un modo per dare risposte a bisogni umani tutt'altro che estemporanei e facoltativi, come il bisogno di salute, di socializzazione, di libertà, di integrazione, di un rapporto equilibrato e felice con la corporeità e con l'ambiente. Limitarsi a mettere in piedi “torneifici' e catene di montaggio di aspiranti campioni è un modo obsoleto di fare promozione sportiva. L'equivoco forse perdura perché sconta decenni in cui la politica italiana, scaricandosi dalle spalle la responsabilità diretta di occuparsi dello sport, ha dato la sensazione che lo sport fosse faccenda marginale e non un'attività socialmente e culturalmente rilevante. Per fortuna qualcosa sta faticosamente cambiando ed oggi si pensa a come riportare l'attività motoria e sportiva nella scuola, anche in quella primaria, a come farne strumento di prevenzione sanitaria, a come rivalutarne la valenza culturale, educativa e sociale. È un'operazione che può riuscire, a patto di rispettare alcune condizioni. La prima e più decisiva è ripensare il ruolo della società sportiva, ora abbandonata a se stessa tra le insidie di mille burocrazie. Semplificare la vita delle società sportive, coinvolgendole in un grande progetto educativo nazionale è un passo essenziale. Altra cosa importante è liberare l'impiantistica dai laccioli delle cattive gestioni, delle esclusive, degli egoismi, pensando a farne centri pulsanti della vita dei quartieri. Terzo elemento di cambiamento è avere un associazionismo disposto all'innovazione, che viva ad occhi aperti, aprendosi alla cooperazione con tutti i soggetti disponibili, imparando a fare grande progettazione sportivo-sociale sul territorio, generando attività sempre più significative e coinvolgenti, attraverso le quale i cittadini sentano di costruire il loro benessere e la loro felicità. Ridisegnare l'attività secondo questa mappa significherebbe davvero riuscire a fare dello sport l'espressione di un diritto di cittadinanza. 
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