In fatto di centimetri Israele e Palestina sono più che vicini. A separarli sono solo un paio di metri, tanto è largo l’orribile muro che “divide” il confine e che si incontra andando da Gerusalemme a Betlemme. Le cose, però, stanno così solo aritmeticamente: in termini reali quel muro mostra tutta la distanza abissale che segna la vita quotidiana delle due comunità: code al check-point, mitra spianati, tensione che si respira nell’aria. È una situazione che ormai ha alle spalle anni di storia, ma la cosa peggiore è che diventa difficile immaginare vie d’uscita a breve: la pace, quella vera, resta un sogno. Che, poi, ciò accada in una Terra considerata Santa da cristiani, ebrei, mussulmani costituisce una ferita profonda per tutta l’umanità. Per il 7° anno consecutivo abbiamo deciso di tornare in quei territori, trasformando la «maratona pellegrinaggio» nella prima edizione dei “JP II Game for peace”, dedicati a Giovanni Paolo II. I motivi per i quali torniamo ogni anno in Terra Santa sono sostanzialmente due: vivere un intenso pellegrinaggio, incontrando Gesù nei luoghi che hanno fatto parte della sua vita; dare una testimonianza, piccola ma importante, di come lo sport possa fare tanto per la pace, avvicinando il cuore delle persone e dei popoli. Quest’anno abbiamo vissuto tre emozioni indimenticabili. Eccole: alla partenza della maratona da Betlemme per la prima volta un gruppo di ragazzi israeliani è entrato in territorio palestinese per correre tutti insieme (prima ci si incontrava alla porta del muro); davanti al check-point abbiamo organizzato un triangolare di pallavolo Italia, Israele e Palestina, sul piazzale che divide i due territori; abbiamo visto correre insieme a noi il Presidente del Coni Petrucci, e con la sua presenza sentivamo che con noi c’era tutto lo sport italiano. Lo sport non può risolvere problemi che competono a quanti hanno la responsabilità politica di governare quei Paesi e la comunità internazionale. Esso, però, può lasciare piccoli segni che hanno grande valore. Ecco perché torneremo in Terra Santa anche l’anno prossimo. Stiamo già lavorando per coinvolgere un numero maggiore di Federazioni e di sport, e per fare partecipare anche ragazzi provenienti dalla striscia di Gaza.