-IL PUNTO- Lo sport non dimentichi le sue radici

Archiviata la pausa estiva, lo sport del CSI riparte. Insieme  a nuovi programmi e nuovi progetti, la stagione  associativa che inizia porterà continuità di impegno per  rivitalizzare l’attività sportiva nelle parrocchie e negli oratori.  Occorre insistere, infatti, perché non è facile bucare il muro  dell’indifferenza. È sempre più difficile, oggi, far capire agli  operatori della parrocchia che lo sport, quello vero,  organizzato, non è affatto perdita di tempo ma un grande  investimento educativo. Eppure basterebbe far mente locale,  recuperare un po’ di senso della storia. Per oltre un secolo  parrocchie e oratori sono stati protagonisti di tante impeccabili  opere educative e di tante sacrosante battaglie culturali che  avevano lo sport come principio generatore. Hanno lavorato  e dissodato il difficile terreno della promozione sportiva,  facendo crescere capillarmente la coscienza civile sul valore  educativo dello sport ed evidenziando l’importanza  dell’esperienza sportiva come sostegno all’opera pastorale.  In tale lungo arco di tempo, milioni di giovani sono cresciuti  nello sport d’oratorio in maniera sana, diventando bravi  cittadini. Alcuni di loro sono diventati campioni che hanno  onorato il Paese nel mondo, cosa che non guasta. Le società  sportive parrocchiali hanno spesso rappresentato autentici  avamposti educativi e sociali sul territorio. Lo stesso sistema  sportivo italiano ha un indubbio debito di gratitudine nei  confronti dell’oratorio, che, oltre a seminare passione per  l’attività agonistica, ha molto contribuito, con la sua  elaborazione culturale, ad affermare il valore di uno sport  umanizzato e umanizzante. Purtroppo, usando uno sguardo  distaccato ma sufficientemente lucido, non è difficile capire  che oggi le cose sono un po’ cambiate. Il mondo sportivo  parrocchiale vive caratteristiche di debolezza e di instabilità, e  questa crisi ha permesso ad altri soggetti meno «nobili» di  proliferare e arricchirsi, proponendo un mercato dello sport  tutto orientato al profitto e al consumismo, con società che  sono mere agenzie di fornitura di servizi a gettone. Resta  difficile credere che questo sport assolva ancora al suo compito  originario, ovvero raccogliere, integrare, allenare alla vita oltre  che ai gesti tecnici, proprio oggi che una larga fascia della  nostra gioventù sta sperimentando sulla propria pelle la  sofferenza della solitudine. Risvegliare la coscienza del mondo  cattolico, affinché torni a credere e investire nello sport come  strumento educativo e pastorale, va dunque visto come un vero  e prioritario obiettivo strategico. E il primo passo è difendere,  aggiornandolo, il patrimonio culturale e di esperienza che lo  sport cattolico ha sin qui accumulato, offrendolo poi alle  società sportive perché ne facciano motivo di vita.
-IL PUNTO- Lo sport non dimentichi le sue radici