-IL PUNTO- Da Prandelli una lezione di umanità

Diamo a "Cesare quel che è di Cesare". Stiamo parlando di Mister Prandelli, ormai ufficialmente chiamato a guidare la Nazionale dopo i Mondiali. In un mondo del calcio dove "sentimenti e attaccamento alla maglia" sembrano vecchi virus debellati e scomparsi come la peste; in un mondo del calcio dove vincere la Coppa dei Campioni e lasciare lo stadio sulla macchina del nuovo Presidente (e non sul pullman della tua squadra) è cosa accettabile e normale, l'ex Mister della Fiorentina ha dato a tutti una bella lezione di umanità.
Diamo a “Cesare quel che è di Cesare”. Stiamo parlando di Mister Prandelli, ormai ufficialmente chiamato a guidare la Nazionale dopo i Mondiali. In un mondo del calcio dove “sentimenti e attaccamento alla maglia” sembrano vecchi virus debellati e scomparsi come la peste; in un mondo del calcio dove vincere la Coppa dei Campioni e lasciare lo stadio sulla macchina del nuovo Presidente (e non sul pullman della tua squadra) è cosa accettabile e normale, l’ex Mister della Fiorentina ha dato a tutti una bella lezione di umanità. Lasciando Firenze ha pensato bene di scrivere una lettera aperta a tutti i tifosi ed a tutta la città. Lo ha fatto per dire semplicemente grazie. Più che una lettera, sono righe che richiamano il sapore della poesia. Bravo Cesare, è così che si diventa campioni nella vita. Bravo anche a Jim Joyce, sconosciuto arbitro della Maior League di baseball americano. Per un suo errore Armando Galarraga non è riuscito a diventare il 21° giocatore della storia statunitense capace di realizzare il “perfect game”. L’arbitro che ha fatto? Davanti a tutti è corso a scusarsi piangendo. Anche questo è stato un bel gesto di umanità, quell’umanità che spesso fatica a crescere negli splendidi campi “sempreverdi” dei grandi stadi dello sport professionistico e che invece “attecchisce” a dismisura nei campetti polverosi e sgangherati di Parrocchia e di periferia. Quanta umanità c’è dentro la vita quotidiana di una società sportiva? Le unità di misura più grandi non bastano per rendere l’idea. Penso - ad esempio - all’umanità di chi lava gli spogliatoi; di chi sistema il Tnt (i vecchi striscioni); di chi corre in Csi all’ultimo minuto per fare un cartellino; di chi fa notte con le riunioni in Oratorio; di chi fa andare quintalate di lavatrici fangose con le maglie dei ragazzi; di chi prepara torte ogni volta che c’è un compleanno nella squadra… Sono persone fatte così. Abituate a lavorare con impegno restando sempre dietro le quinte, capaci di dare l’anima per fare in modo che tutto sia pronto (spesso finendo a notte fonda), pronte poi a ricomparire a manifestazione finita per smontare e sistemare il campo, la sala, l’impianto, l’oratorio. Prandelli ha sentito il bisogno di ringraziare tutta Firenze. E lo ha fatto con il cuore. Noi sentiamo spesso il bisogno di ringraziare quel mare di gente che - nelle società sportive - fa della sua vita una testimonianza di umanità e di amore per i ragazzi. Ed il bello è che da noi non se ne va nessuno… Perché quando lo conosci il Csi ti entra nel cuore.