Rimettere al centro il bene educativo

“ In un momento di emergenza educativa, c’è una particolare risorsa che va liberata. Si tratta di quelle persone adulte che non vengono meno alla vocazione a crescere come persone e ad accompagnare nell’avventura educativa i giovani e i piccoli. Non c’è bene comune se ai soggetti dell’educazione non viene riconosciuto per intero il loro prezioso e insostituibile ruolo anche pubblico. L’emergenza educativa si manifesta come grave crisi di bene comune. Quella in corso è una emergenza seria e in alcuni casi esposta a rischi di cronizzazione. Non è facile ma è necessario, per affrontarla concretamente, partire da problemi cruciali e prioritari, ma anche precisi e di conseguenza non esaustivi” (n 21 del Documento preparatorio).
 
E’ in questo passaggio che credo si condensi l’invito caldo, sincero e convinto agli educatori del Csi a partecipare alla prossima Settimana sociale di Reggio Calabria, nelle forme più varie: mandando propri delegati nel “contingente” riservato ai giovani, nelle delegazioni diocesane o in quella nazionale. Ma anche animando il livello locale nell’autunno prossimo, prima e dopo la Settimana sociale, invitando  le comunità ad interrogarsi sul proprio fare educazione concreto e vissuto nella vita quotidiana, soprattutto riconoscendo finalmente prezioso e indispensabile il ruolo pubblico che svolgono coloro che volontariamente hanno scelto di accompagnare la crescita di piccoli e giovani. L’educazione non è un fatto privato, riguarda il bene comune e la costruzione della città, un bene che va curato e protetto e che oggi rischia di deperire.
E chi potrà rimettere al centro dell’interesse collettivo il bene educativo se non le associazioni che da decenni e decenni operano sul territorio con generosità, con una competenza acquista sul campo, sotto il segno della gratuità e del dono disinteressato?
A voi carissimi, come educatori nello sport e con lo sport, spetta questo compito arduo ma altrettanto affascinante: aiutare la comunità cristiana a rimettere in campo un progetto educativo che insegni la vita ai ragazzi, una vera e propria mobilitazione di persone, una operazione spirituale di discernimento che ci aiuti al leggere il tempo che ci è dato di vivere, le sue fatiche ma anche le tante speranze che attendono solo di essere scoperte e portate a maturazione.
Non solo la comunità cristiana, ma anche l’intera comunità locale affinché riscopra questo impegno di speranza,  di freschezza, di sacrificio per le nuove generazioni che sono il futuro e la vera risorsa dei nostri territori. Come faremo a tornare a crescere se non crescerà anche la qualità delle persone, il loro profilo morale? Come torneremo a crescere se non educheremo una nuova generazione all’esercizio delle virtù che voi educate con lo sport, oggi preziosissime per costruire anche nuova cittadinanza. Lealtà, rispetto delle regole, saper vincere e saper perdere, spirito di cooperazione, spirito di sacrificio, capacità di mettere a frutto i propri talenti, capacità di dedizione e di resistenza: sono virtù personali senza le quali non si  costruiscono quelle virtù civili che animano l’impegno sociale e politico.
La settimana sociale è una occasione per convergere, per ritrovarsi, per capire le vie da percorrere, con quel sano “realismo” che ci ha insegnato nostro Signore nella sua vita terrena. Realisti, e quindi portatori di speranza e di profezia. Vi aspettiamo di cuore.        
 
Da un amico
Edoardo Patriarca