-IL PUNTO- Una crescita continua di responsabilità

Complimenti e felicitazioni a tutti gli uomini e le donne del Csi. Il presidente Massimo Achini non può che essere entusiasta del lavoro svolto dall'intera Associazione, dai grossi centri fino ai più sperduti angoli d'Italia. Lui ha fatto molto per giungere a questo traguardo, certo.
Complimenti e felicitazioni a tutti gli uomini e le donne del Csi. Il presidente Massimo Achini non può che essere entusiasta del lavoro svolto dall’intera Associazione, dai grossi centri fino ai più sperduti angoli d’Italia. Lui ha fatto molto per giungere a questo traguardo, certo. Ma soltanto considerando il grande lavoro di squadra svolto, la credibilità conquistata sul territorio e la testimonianza generosa di chi dona la propria vita agli altri attraverso il servizio al mondo sportivo si può comprendere la valenza di questo successo associativo. Superare la soglia dei novecentomila associati al Centro Sportivo Italiano può dare un senso di soddisfazione ma, nella gioia dei numeri, si nasconde un trabocchetto: la quantità non garantisce qualità. È pur vero che da una grossa quantità è più facile individuare uomini generosi e competenti, ma non necessariamente i numeri sono sinonimo di qualità. Piuttosto, ricordando quante sono le persone che scelgono di appartenere ad un associazione di ispirazione cristiana e frequentare gli ambienti parrocchiali, servono due atteggiamenti: la meraviglia e la responsabilità. Meraviglia: perché a dispetto di chi vuol solo vedere le emergenze educative, le violenze su minori, gli odiosi atti di pedofilia, ci sono moltissime famiglie che non hanno paura di affidare i propri figli a questi figli della Chiesa impegnati nel mondo sportivo. Meraviglia, unita a stupore e gratitudine, verso chi, educatore sportivo, si dona ai figli della comunità. Li educa trasmettendo valori e dimostrando con la sua vita che la gratuità non è un sogno, la speranza non è illusione, la fede che muove al servizio non è utopia. Responsabilità: perché nel Centro Sportivo Italiano non ci sono traguardi raggiunti che autorizzano a sedersi, sazi del proprio lavoro. Responsabilità, anche rispetto ai valori insiti nella mission del Csi: educare attraverso lo sport. Sbaglia chi pensa ad un Csi come semplice baby sitter per i bambini parcheggiati in oratorio. Vi è una più ampia responsabilità culturale nei confronti della società civile e delle agenzie formative; un dovere di profezia verso il mondo professionistico; un anelito all’unità per i molteplici enti di promozione sportiva cattolici; una presenza capace di portare parole e segni di speranza tra le tifoserie, le forze dell’ordine, i tanti ex che hanno smarrito il senso della vita. Ecco, il Csi deve guardare a questa soglia numerica raggiunta per dire a se stesso che ha fatto solo il suo dovere e nulla più. Ma dica anche al cuore, per non illudersi troppo, che le cose ancora da fare sono superiori a quelle fatte finora.
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