-IL PUNTO- Il lungo autunno caldo dei "contratti educativi"

Una volta il mese di settembre inaugurava la stagione dell'autunno caldo, il periodo dei grandi confronti sindacali per il rinnovo dei contratti di lavoro dei metalmeccanici, degli statali o di altre vaste categorie di lavoratori. I tempi cambiano, e al ritorno delle vacanze abbiamo scoperto che l'autunno caldo questa volta lo promette un piccolo gruppo di lavoratori… atipici: i calciatori, alle prese con il rinnovo del loro contratto collettivo.
Una volta il mese di settembre inaugurava la stagione dell’autunno caldo, il periodo dei grandi confronti sindacali per il rinnovo dei contratti di lavoro dei metalmeccanici, degli statali o di altre vaste categorie di lavoratori. I tempi cambiano, e al ritorno delle vacanze abbiamo scoperto che l’autunno caldo questa volta lo promette un piccolo gruppo di lavoratori… atipici: i calciatori, alle prese con il rinnovo del loro contratto collettivo. Il loro sindacato non ha ancora ufficialmente “ritirato” lo sciopero programmato per la 5^ giornata di campionato. I suoi rappresentati dicono (loro?) di sentirsi poco tutelati dalle proposte finora avanzate dalla controparte, e la trattativa continua. Il mondo del Csi è lontano anni luce da certi problemi. Da noi non girano milioni di euro, sponsor, diritti televisivi, premi partita…. Da noi girano migliaia di ore rubate alla famiglia e al lavoro per stare con i ragazzi, litri di sudore per segnare il campo e smontare le reti, pizzate in allegria dopo vittorie e sconfitte. Mondi diversi, non confrontabili, certamente. Ma questo non significa che anche noi, con l’inizio della stagione, non viviamo un nostro autunno caldo, agitato dal bisogno di rinnovare un… contratto. Niente quattrini sul tavolo della trattativa, che è solo tra noi e la nostra coscienza. Sul tavolo ci sono il valore e il senso del nostro costruire educazione attraverso lo sport. Quando accettiamo un ragazzo nelle fila di una nostra società sportiva è come se firmassimo un contratto con cui ci impegniamo a fare del nostro meglio per farlo crescere bene. Questo contratto, finora sempre sottinteso, mi piacerebbe trovasse una formulazione reale. Lo sogno da sempre: un “contratto educativo” chiaro e preciso da far firmare all’inizio della stagione ai ragazzi, ai dirigenti, agli allenatori, con poche regole semplici ma vincolanti sotto il profilo educativo, in calce alle quali apporre una firma che abbia il valore di un impegno solenne a rispettarle. Vale la pena provarci. Alzi la mano qualcuno che non ne sente il bisogno. Poco alla volta ci arriveremo, non è impossibile. Pensiamo, ad esempio, come potrebbe cominciare un contratto per i genitori. Art. 1, Ricorderò sempre che mio figlio gioca per il suo divertimento e non per il mio; Art. 2 , Lo lascerò libero di scegliere lo sport che piace a lui; Art. 3, Elogerò il suo impegno sia che vinca sia che perda; Art. 4, A fine partita, per dare l’esempio, sarò il primo a congratularmi con arbitro e avversari; Art. 5, Gli insegnerò che fare del proprio meglio è più importante che vincere… E così via. Nero su bianco, ciascuno per la propria parte, perché educare è faccenda che riguarda tutti insieme genitori, allenatori, ragazzi, arbitri, dirigenti.