Assisi 2010: la Chiesa chiede 5 gol al Csi

L’intervento di Mons. Pompili, sprona l’associazione a bilanciare una dimensione umana troppo virtuale. La testimonianza di Gianni Rivera e le schiacciate di Andrea Zorzi sui valori dello sport.

Ancora molti spunti di riflessione, dopo la preghiera introduttiva e i canti diretti dal gruppo Juppiter per il pomeriggio del 4 dicembre al Meeting di Assisi, che ha visto intervenire autorevoli ospiti.  

Gianni Rivera e …quelle partite all’oratorio
Un bel tuffo nei ricordi. Gianni Rivera, abito scuro, fisico asciutto, il volto che è rimasto quello delle figurine sotto i capelli brizzolati che sono l’unico indicatore degli anni che passano, è al centro del palco di Assisi 2010, intervistato a tutto campo dal conduttore Salvatore Regoli. Ottimista o pessimista? “Realista”. Giovanni Falcone? “Unico, ma c’era anche Borsellino: due unici”. Napolitano? “Un ottimo presidente. Se riesce a reggere l’urto”. Immancabili, come gli applausi, le immagini di Italia-Germania 4-3 con il gol decisivo proprio suo, e pure la storia della staffetta con Mazzola e i sei minuti della finale con il Brasile di quel mondiale messicano del 1970. “Con Mazzola abbiamo sempre giocato insieme, prima e dopo. Nel calcio inventare una staffetta preordinata è assurdo, ma fu la politica a volere così”. Si parla di bene comune: “Per me significa che i più capaci devono mettersi a disposizione di chi ha meno possibilità. Nello sport chi ha più talento ha più possibilità di arrivare primo. Sempre nel rispetto delle regole, però”.
E ancora: “Lo sport è un’esperienza straordinaria: presuppone vita sana, condivisione con i compagni per fare squadra, rispetto per l’avversario. E lo sport può cambiare il mondo: guardate che cosa ha fatto Mandela”.
Rivera, sollecitato, non risponde solo a domande sui massimi sistemi. C’è anche un privato da raccontare. I primi calci in strada, con i cappotti che facevano da pali di porte improvvisate. E poi la scoperta dell’oratorio, e di quei religiosi che in qualche modo imponevano un momento di preghiera alla fine del gioco. Un’imposizione che per Rivera non fu tale, visto il ricordo che ha di due sacerdoti di quegli anni ad Alessandria, don Filippini e don Ceschi. E ricorda l’emozione di un incontro recente con uno dei due antichi precettori.
L’orgoglio di Gianni Rivera è ricordare il primo campionato Csi, ad Alessandria, con la maglia del Don Bosco. Ricorda il primo giorno all’oratorio: “C’erano due campi, divisi da una fila di alberi. Da una parte si allenavano i più piccoli, dall’altra i grandi. Io, per età, ero tra i piccoli. Ma ci restai appena un giorno. All’allenamento successivo mi avevano già spostato fra i grandi. E fu con quella squadra e nel Centro Sportivo che cominciai la mia avventura di calciatore”. Una carriera straordinaria: “abatino” per Gianni Brera, “golden boy” per tutto il mondo del calcio. Con una massima: “Trasmetti quello che vivi: quando ti diverti tu, si diverte anche chi viene a vedere la partita”.   

La Chiesa ci chiede 5 goal! L’intervento di Mons. Pompili
L’incedere vertiginoso del tempo e la modernizzazione spinta di ogni ambito sono aspetti caratterizzanti della nostra epoca che richiedono, nel contempo, una lettura attenta dei nuovi bisogni ad essi connessi. La Chiesa ne è conscia ed è impegnata a valutarne effetti e risposte adeguate. Mons. Domenico Pompili, sottosegretario della CEI e Responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, ha efficacemente proposto una disamina di questo quadro tanto attuale quanto contraddittorio alla luce, soprattutto, della nuova realtà virtuale nella quale i giovani sono immersi. I social network sembrano infatti essere diventati i canali esclusivi di relazione che rivelano bisogno di comunità e di identificazione senza pregiudizi. Senza però sottovalutare un invadente senso d’inquietudine. Ormai si può parlare di cultura digitalizzata della quale farsi carico. L’offerta “corporea” che lo sport è ancora in grado di offrire rende allora il CSI soggetto privilegiato per mantenere la “fisicità di un incontro” e la “concretezza” della comunicazione. La Chiesa sottopone dunque all’Associazione cinque punti riequilibrativi della situazione oggi troppo sbilanciata verso una dimensione prettamente virtuale: “Fare esperienza e non solo esperimenti”; “Agire e non solo gareggiare”; “La parola e non solo le parole”; “Educarsi e non solo educare”. E’ il nuovo, impegnativo campo di azione per il CSI nel decennio della Sfida educativa. Sfida raccolta.

Quattro partnership, che regalano sorrisi, e grandi emozioni
Sul palco di Assisi, è tempo anche di bilanci e prospettive per quattro grandi iniziative nazionali, portate avanti dal Csi in questi ultimi anni. Accanto ai 300 sorrisi, raccolti in tutta Italia e donati ad Operation Smile al termine della campagna di solidarietà, come ribadito da Alessandra Corrias capaci di permettere altrettanti interventi a bimbi con malformazioni facciali (superato di gran lunga la meta prefissata). Con Nicola Speroni, marketing manager Gazzetta dello Sport, si è invece celebrato il legame con la “rosea” capace negli ultimi anni di lanciare nel panorama calcistico italiano un torneo come la Gazzetta Cup, di grandissimo successo.
Novità e solidarietà con la Danone Nations Cup, torneo calcistico giovanile, che nel 2011 vedrà svolgersi la finale mondiale in terra di Spagna. Il CSI ha confermato la sua partnership per la riuscita dell’iniziativa che coinvolge 40 Paesi e tre milioni e mezzo di entusiasti bambini under 11. Un connubio ormai collaudato e fondato sull’affermazione di determinati aspetti valoriali. Esiste inoltre la fondata speranza, sottolineata dal Presidente Achini e da Renato Picciolo insieme a Simone Ceruti, direttore relazioni esterne Danone, di portare in Italia la finale nel 2015. Il torneo ha assunto una sua meritoria fisionomia anche grazie alla precisa volontà di attuare forme concrete di solidarietà nei confronti del martoriato paese di Haiti e dei suoi figli più giovani e indifesi. Immenso riconoscimento va attribuito alla Fondazione Rava, ad Assisi rappresentata da Marco Randon, attiva da tempo in questo senso, attraverso per esempio l’avvio della cosiddetta “Città dei mestieri”. Una rappresentativa di piccoli calciatori haitiani è poi sempre presente alla Danone Nations Cup. Ma il CSI, per quello che compete, davanti alla infinita tragedia, vuole fare di più: l’idea del Presidente Achini è quella di organizzare un campionato direttamente ad Haiti e la Commissione internazionale “Il CSI per il Mondo” è già impegnata a tramutare il piccolo grande sogno in realtà.

Zorzi: superare i limiti con impegno e onestà.
Considerare sport solo quello che le televisioni consentono di vedere è un grave errore, parola – è il caso di dire dall’alto dei suoi conclamati 2.05 cm. di altezza - del campionissimo della pallavolo E grande amico del Csi, Andrea Zorzi. Oggi, questo il problema denunciato, accade che viene concesso troppo spazio per troppo pochi sport, solitamente quelli che muovono importanti risorse economiche. A fronte della riconosciuta valenza della pratica sportiva quale “luogo privilegiato” per fare gruppo c’è dunque il rischio che gli attori in campo traducano male i veri valori genuinamente espressi. Ma Zorzi ha sollevato anche un’altra questione degna di attenzione e foriera di opposte valutazioni: è giusto negare nello sport la competizione, dura per quanto sana? Per il pallavolista il concetto di vincitore e di sconfitto è insito nella pratica dello sport ed è bene che non venga cancellato. C’è di più: Zorzi si è dichiarato contrario anche alle premiazioni generalizzate in base alla considerazione che già il giorno dopo – e questo è il lato meraviglioso dello sport - si può recuperare, avere la rivincita, migliorare. Sempre secondo “Zorro”, il messaggio importante da far passare è che si possono superare i limiti attraverso l’impegno e l’onestà. Qualità che il pallavolista ha potuto riscontrare in grande maggioranza durante l’iniziativa “Tracce di sport”: un tour itinerante attraverso gran parte della penisola, nel periodo del mondiale di calcio in Sudafrica, che gli ha permesso di “mappare” un’Italia capace di vivere in modo diverso la passione per il pallone.

 
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