-IL PUNTO- Dirigenti e educatori, lo sport cambia volto
«Conoscere i problemi non basta, occorre poi decidere, agire ed operare», diceva Dossetti già nel 1956. Abbondano, in questo momento storico, le analisi e le discussioni sui problemi del Paese, ma troppo spesso ci si ferma lì. Così è per la questione giovanile, che pure costituisce un’emergenza di primo piano. È urgente e doveroso, per quanto riguarda lo specifico del CSI, rendersi conto che uno dei nostri compiti più importanti non è quello di continuare a fare analisi sul disagio giovanile e sulla fragilità dell’istituto familiare, ma è proprio quello di individuare e far nascere segni di speranza attraverso il lavoro paziente e costante delle nostre società sportive. A loro, che sono il vero patrimonio e capitale sociale del CSI, si chiede di dare vita a una nuova primavera, a una forza profonda di trasformazione, di avere più coraggio e più passione nel promuovere un’attività sportiva educativa. C’è bisogno di una rivoluzione dei cuori, di un’energia di saggezza. C’è bisogno di una task force culturale ed educativa, una rete di forze positive accomunate dalla volontà di far crescere una nuova generazione di dirigenti autorevoli e appassionati, rimanendo fedeli alla molteplice missione del Csi: fare promozione sportiva, diffondendo il più possibile la pratica dello sport; fare promozione umana attraverso l’esperienza sportiva; educare le nuove generazioni a diventare adulte; valorizzare il ruolo sociale delle nostre società. In questi anni il CSI ha fatto un gran lavoro di progettazione di un nuovo modello di attività sportiva educativa e continuativa, e di formazione dei suoi operatori. Diventa fondamentale la «qualità» degli operatori. Chi assume responsabilità ad ogni livello deve essere in grado di offrire precise garanzie, nell’esercizio coerente e responsabile del suo ruolo: garanzia di competenza, che nasce da una preparazione qualificata e aggiornata; garanzia di moralità, per coerenza di vita; garanzia di chiarezza, che sa prendere atto della incompatibilità di scelte in contrasto con i valori umani fondamentali e la morale cristiana; garanzia di una buona conoscenza dell’apparato organizzativo e delle relazioni con le istituzioni. L’impegno, oggi, è quello di «selezionare» i dirigenti e accompagnare la loro crescita attraverso percorsi formativi permanenti per ridare pensiero strategico allo sviluppo dell’Associazione e per costruire rappresentanze qualificate ai vari livelli. Passando così dal dire al fare.