-IL PUNTO- Lo sport nei seminari adesso gioca in casa

Sostenere che «Lo sport è di casa nella Chiesa» non è un modo di dire, ma una verità storicamente comprovabile, che trova testimonianza, oltre che nella sollecita attenzione che il Magistero ecclesiale ha sempre dedicato al fenomeno sportivo, nelle radici cristiane di tanto associazionismo sportivo del nostro Paese. Si consideri, in particolare, l’affermarsi dello sport nell’Italia del XX secolo, che molto deve al modo in cui l’esperienza sportivo-educativa è sbocciata e si è radicata nelle parrocchie, negli istituti religiosi ed in altre realtà ecclesiali. Un’esperienza che da quegli inizi ha presto rotto gli argini ed ha funzionato da effetto volano per accelerare il diffondersi della pratica sportiva nel tessuto della società italiana. Altrettanto indiscutibile è che la matrice di tale attività sia sempre stata la pulsione educativa, la tensione a concepire l’esperienza sportiva come una possibilità formativa da porgere a tutti i giovani, una pratica che avesse un senso umano profondo e non fosse soltanto, per usare le parole di Pio XII, un «vano agitar di membra». Ma è anche vero che ogni epoca ha il suo sport, le sue culture giovanili, i suoi bisogni educativi. Come uno specchio, lo sport riflette la società e i tempi che lo generano. È perciò un fenomeno che in questa sua evoluzione va assistito e guidato, per evitare che si svilisca, che perda di qualità, di umanità e di senso. Ha valore, dunque, interrogarsi su come possa e debba essere attualizzata oggi la presenza dello sport nella comunità ecclesiale, e al servizio di quali obiettivi educativi e pastorali essa debba essere posta. In particolare, si tratta di riflettere in che modo vada rinnovata la sfida sportivo-educativa nell’ambito delle parrocchie e degli oratori, affinché lo sport continui ad esservi di casa. Di tutto questo si è parlato giovedì, al convegno “Lo sport è di casa nella Chiesa”, che il CSI ha organizzato presso il Pontificio Oratorio San Pietro di Roma. Si sono ascoltati interventi di matrice ecclesiale di grande spessore, che hanno dimostrato come ci siano tutte le premesse affinché lo strumento sport torni ad animare, come un vecchio «amico di famiglia», in una rinnovata visione educativa e in spirito di servizio, le molteplici espressioni della comunità cristiana. E giustamente, nell’occasione, si è fatto notare che per essere di casa nella Chiesa è indispensabile che lo sport sia innanzitutto di casa nei seminari, lì dove si preparano i sacerdoti di domani.