-IL PUNTO- I giovani che vincono giocano in famiglia

Il 12 maggio il CSI sarà largamente presente a Roma al Family Day, con rappresentative provenienti da ogni Regione. È una scelta più che naturale, e non solo perché il CSI ha sottoscritto a suo tempo il manifesto «Più Famiglia», carta dei principi sul valore della famiglia quale nucleo fondante della società. È anche e soprattutto una scelta di vita, visto che l’associazione è impegnata da tempo a ribadire la necessità di restituire vigore e dignità all’istituzione familiare, quale premessa indispensabile per ricostruire un tessuto efficiente di educazione giovanile, oggi assai sfilacciato. Non a caso l’anno sportivo associativo 2007 si colloca per il CSI all’insegna dell’impegno specifico «Quando lo sport mette in gioco la famiglia». L’impegno del CSI è tensione educativa, sforzo mirato ad aiutare i ragazzi, attraverso lo sport, a uscire indenni dal periodo critico dell’adolescenza. L’esperienza sportiva deve servire ad accompagnare la famiglia nel suo fondamentale compito di educare i figli. Se non c’è famiglia, se questa viene abbandonata a se stessa, il compito educativo diventa proibitivo anche per lo sport, che pure costituisce una straordinaria opportunità formativa. Il problema, evidentemente, non è assegnare allo sport un ruolo del tutto sostitutivo, di supplenza alla funzione educativa delle famiglie, ma di ricercare le vie per una cooperazione matura tra sport e famiglia, improntata al rispetto dei ruoli specifici all’interno di un progetto educativo comune, che consenta alle famiglie di uscir fuori dalle «solitudini» e dalle «povertà» in cui sono costrette. C’è bisogno, in definitiva, di stringere un patto di cooperazione con le famiglie. D’altro canto, non si può pensare di fare educazione attraverso lo sport se la vita sportiva dei ragazzi rimane un’esperienza isolata dal contesto, un’oasi nei deserti della diseducazione o della «maleducazione», una voce isolata e sporadica, in sottofondo rispetto a quella massicciamente presente dei tanti «cattivi maestri». Da questo orizzonte emerge chiaramente la necessità che le nuove politiche familiari, di cui tanto si va parlando, comprendano anche un capitolo dedicato al tempo libero della famiglia, in tutti i suoi aspetti, disegnando una «complicità» tra famiglia e associazionismo sportivo che si nutra di corresponsabilità e capacità educativa. È quindi chiaro perché, di fronte al tema del futuro della famiglia, il CSI non può che scendere in campo e rivendicare un ruolo di primo piano.