Radici comuni, la carta vincente
Azione Cattolica e Csi aprono una nuova grande stagione di collaborazione. Lo ha spiegato in una intervista ad Avvenire il presidente AC Franco Miano: “Credo fortemente nel Csi e nello sport come opportunità educativa per la vita delle giovani generazioni. Insieme vogliamo costruire una società nella quale siano tradotti in stili di vita i grandi ideali ai quali ci ispiriamo”.
La necessità di affrontare la questione educativa, come ha più volte sottolineato Benedetto XVI, appare oggi un compito urgente. Anche la XLVI Settimana sociale, in corso di svolgimento a Reggio Calabria, dedica una delle sue assemblee tematiche a “Educare per crescere”.
Come sta affondando la questione educativa l’Azione Cattolica?
L’Azione cattolica ha fatto dell’attenzione educativa un elemento costitutivo della propria vita e del proprio impegno, tanto da affermare, nel suo Progetto formativo, che “l’educazione è la scelta che sta all’origine di tutte le altre e di esse costituisce il cuore”. Perciò si sente fortemente interpellata dalla sfida educativa e intende sviluppare maggiormente la sua azione in questo campo, anche in collaborazione con altre aggregazioni laicali. Una cooperazione speciale sarà effettuata con il Csi, sia per recuperare le radici comuni alle due associazioni, vivacizzando così un rapporto mai interrotto, sia per dilatare la dimensione della missionarietà in un ambito importante per la vita delle giovani generazioni, quale lo sport.
Quali i passi già compiuti?
Quali i passi già compiuti?
Abbiamo sviluppato il “Progetto Pier Giorgio Frassati, una proposta per l’educazione attraverso lo sport”. Presentato e approfondito nel corso del recente Convegno Presidenti e Assistenti di Ac, il progetto vedrà una significativa sinergia e una forte interazione tra Ac e Csi, chiamate a cooperare attivamente, anche a livello locale, in una rinnovata collaborazione che deriva dal desiderio di contribuire alla costruzione di una società nella quale siano tradotti in stili di vita gli ideali grandi ai quali si ispirano, tra cui la passione formativa.
Quale visione dello sport ispira il progetto?
Lo sport è un grande strumento educativo, in grado di accogliere, allenare, orientare, accompagnare e donare speranza. Esso può dunque divenire, in parrocchia e nella vita associativa, un elemento importante della formazione e per la crescita nelle relazioni, e contribuire in maniera significativa ad avvicinare persone in ricerca spirituale. Lo sport, perciò, è anche un modo per avvicinare i “lontani”, giovani e adulti, che spesso fanno fatica a compiere un cammino strutturato e continuo, mentre potrebbero essere coinvolti attraverso la pratica sportiva. Allo sport, inoltre, si collegano un uso positivo del tempo libero e un sano rapporto con il creato, che insieme possono costituire la fonte di una stessa spiritualità, che completa la persona e la arricchisce.
Il CSI è fortemente impegnato a riportare lo sport nelle parrocchie e negli oratori…
È una missione che fa parte degli intenti del progetto che vedrà la sinergia tra Azione Cattolica e Centro Sportivo. Tra questi vanno sottolineati: il sostegno alla nascita di società sportive parrocchiali, o laddove queste già esistono, allo svolgimento di attività in sinergia; la valorizzazione dell’esperienza dell’escursionismo e della spiritualità della montagna; la sollecitazione delle squadre parrocchiali a partecipare ai tornei tra parrocchie e oratori; la promozione, tra gli assistenti, delle iniziative sportive rivolte a sacerdoti e seminaristi; la cura della formazione cristiana degli allenatori e dei dirigenti sportivi presenti in parrocchia, in diocesi e su tutto il territorio; l’incentivazione del dialogo interassociativo a livello diocesano e nazionale promuovendo la Catholicus Cup (un torneo tra rappresentative di associazioni e movimenti ecclesiali); la diffusione delle iniziative e dei contenuti riguardanti la giornata della salvaguardia del creato (1 settembre); l’intervento presso le istituzioni, perché siano garantiti spazi pubblici di gioco e di sport libero; la presentazione di testimoni, anche in ambito paraolimpico, da proporre a livello sociale; il favorire iniziative interculturali tese all’integrazioni tra i popoli; l’educare allo sport e al gioco come prevenzione e tutela della salute, anche nei campi scuola; lo “sfidare” l’opinione pubblica sostenendo le squadre che non fanno uso di doping, anche in collaborazione con il Coni.