In settimana mi è accaduto di recarmi in una bella cittadina della Campania, Montesarchio, per partecipare alla presentazione del libro «Commento e poesia dei Misteri del Rosario», scritto dal mio amico don Giancarlo. Mi ero preparato ad un evento per pochi intimi e invece ho trovato un luogo affollato di gente attenta e partecipe: giovani, adulti e anziani. È stato giocoforza fare un paragone con quanto constatato, in giro per l’Italia, in recenti riunioni dell’associazionismo sportivo, dove di gente ne ho trovata poca e spesso distratta. D’altro canto il motivo ricorrente di tante ricerche sociologiche è la scarsa voglia di partecipazione delle persone ad eventi sociali, siano essi riunioni politiche, culturali, sportive o semplici riunioni di condominio. L’incontro di Montesarchio mi ha fatto riflettere che forse ad essere in deficit non è la voglia di partecipazione della gente, ma la credibilità dei motivi dello stare insieme. Non c’è voglia di esserci se si tratta di chiacchiere, di discussioni che non riguardano motivi profondi. C’è invece sete di senso, di speranza, di motivi di vita autentica, di salvezza. Se questa «febbre» pretendiamo di curarla con le pezze calde, cercando di impegnare l’attenzione della gente in un tourbillon di cose che riguardano l’avere più che l’essere, allora sarà tempo perso. Purtroppo siamo sempre più nella situazione descritta dal filosofo danese Kierkegaard: «La nave è in mano al cuoco di bordo. E il megafono del comando non trasmette più la rotta, ma soltanto ciò che mangeremo domani». L’attenzione la si può risvegliare parlando della rotta da fare assumere al nostro essere, non di cosa ci riempirà la pancia domani. Dovrebbe rifletterci anche un’associazione come il Centro Sportivo Italiano, visto che la crisi di partecipazione tocca anche le sue fila. Lo sport e l’attività associativa che proponiamo hanno poco valore se non appassionano, se non regalano valore aggiunto alla nostra vita, se non rispondono a bisogni più profondi del semplice stare in forma. Il sacrificio di organizzare ogni giorno migliaia di partite ha senso se entra in tale logica, altrimenti il nostro fare sarà vissuto sempre più come un dovere faticoso, privo di gioia, e alla fine sopportato con noia e distacco.