Una Pasqua sportiva è una Pasqua educativa

Quante potenzialità nella Pasqua dello sportivo! Nella maggioranza dei casi i giovani atleti e i dirigenti rendono visibile la capacità del gruppo sportivo di condividere non solo i momenti di gioco, ma anche di preghiera e solidarietà. Talvolta è soltanto una Messa animata; altre volte la presenza in divisa alle celebrazioni parrocchiali; altre ancora un momento di riflessione.

Quante potenzialità nella Pasqua dello sportivo! Nella maggioranza dei casi i giovani atleti e i dirigenti rendono visibile la capacità del gruppo sportivo di condividere non solo i momenti di gioco, ma anche di preghiera e solidarietà. Talvolta è soltanto una Messa animata; altre volte la presenza in divisa alle celebrazioni parrocchiali; altre ancora un momento di riflessione. Forse è poco, dirà qualcuno, ma nel deserto delle iniziative e nella solitudine di molte parrocchie, la presenza di chi gioca con la palla riesce a trasmettere sentimenti di appartenenza, impegno, sacrificio, rinuncia, passione, entusiasmo, progettualità. È una presenza, quella degli sportivi, capace di educare sia il cuore come pure la fede.
Da un lato la presenza degli sportivi, convocati dall’evento pasquale, riaccende nel cuore la speranza che il mondo giovanile non è lasciato a se stesso ma esiste una possibilità per far incontrare i giovani con la chiesa: lo sport per l’appunto. Dall’altro, ipotizzare che la gioia pasquale educhi alla corporeità – il corpo di Gesù che passando attraverso l’umiliazione, la sofferenza e la croce giunge alla pienezza nella resurrezione ed all’impegno dell’annuncio – autorizza ad ipotizzare una Pasqua “educativa” del mondo sportivo. L’esempio della vita fisica sperimentata dal corpo di Gesù, trova riferimenti negli orientamenti del decennio: “Educare alla vita buona vita del Vangelo” proposto dai vescovi (n. 15 e 35). Eppure, senza bisogno di enunciazioni teologiche e filosofiche, un giovane atleta comprende per intuizione ed interiorizza per empatia gli ultimi giorni di Gesù. È un Gesù fatto dalla stessa carne di uno sportivo che, con esso, condivide la logica di un progetto e di un percorso di vita. Di un cammino in cui la fedeltà al Padre conduce alla sconfitta e alla vittoria; alla scoperta della debolezza umana e alla grandezza d’essere amati da Dio; di poter “giocare” nella sua squadra, servendolo. 
Chissà se un giovane, baciando il cristo morto nel Venerdì Santo, saprà percepire tutto questo.
Chissà se qualche allenatore saprà spiegarlo ai suoi giovani. Dica pure “Buona Pasqua”, con la voce; ma aggiunga anche “educativa”: quel corpo che Risorge non lascia indifferente il cuore e la mente del giovane.


                                                                                                   Claudio Paganini 
                                                                                     (Consulente Ecclesiastico Nazionale)