-IL PUNTO- In pochi a investire sulle politiche sportive
José Ortega y Gasset affermò una volta che «La forma superiore dell’esistenza umana è lo sport» e cercò di spiegare come «il senso sportivo della vita» potesse orientare il cammino della società e della storia. Possiamo intuire che il filosofo spagnolo intendesse riferirsi a un’esistenza umana basata sull’incontro e non più sullo scontro, sulla socializzazione competitiva e non più sull’egoismo sopraffattore, sulla forza del diritto e non più sul diritto della forza. Un’esistenza umana costruita sulle aspirazioni più che sui bisogni, sui valori più che sugli interessi, sulla qualità della vita più che sulla quantità dei beni posseduti. Credo che l’affermazione del filosofo spagnolo possa incoraggiare tutti noi nella riflessione sul ruolo che lo sport ha nell’educazione e nella crescita dei ragazzi. Nell’arco del tempo tanti milioni di ragazzi sono cresciuti praticando lo sport, alcuni diventando campioni, la maggioranza diventando bravi cittadini. Centinaia di migliaia di operatori volontari, e tra loro molti sacerdoti, hanno messo in gioco le loro migliori risorse umane e organizzative affinché l’esperienza sportiva contribuisse a costruire civiltà nel nostro Paese. Purtroppo la storia italiana dice che nelle varie epoche molto poco è stato investito nelle politiche educative e sportive. Il dato dimostra la miopia dei nostri governanti, vecchi e nuovi. Pochi hanno creduto nel valore sociale ed educativo dello sport. O meglio, pochi hanno capito che investire nello sport significava offrire ai ragazzi l’opportunità di divertirsi e di crescere bene; e che la vasta rete di società sportive costituiva una formidabile occasione per insegnare partecipazione e assunzione di responsabilità, e contemporaneamente risparmiare risorse in sanità e assistenza sociale. Ma la politica è in eterno ritardo: pensa a tappare i buchi del momento, invece di preoccuparsi di cosa accadrà domani. Il movimento sportivo italiano aspetta da sempre una legge quadro per lo sport. Il Presidente del Coni, Petrucci, deve ogni anno, in tempo di Finanziaria, mendicare al Governo i pochi soldi necessari per fare sì che tutto il sistema sportivo tiri a campare, soldi che ogni volta rischiano di essere limati all’osso. Sempre pronta a denunciare, giustamente, la scarsa cultura sportiva del popolo tifoso che combina guai, la politica dovrebbe ogni tanto mettersi davanti allo specchio e chiedersi qual è la sua cultura sportiva, visto che proprio non le riesce di considerare lo sport una risorsa sociale in grado di arricchire di valori ideali e morali la vita della comunità.