Con il Csi l'Ancona fa
Il Centro Sportivo Italiano e l’Ancona Calcio hanno siglato un’intesa per sperimentare un nuovo modello di gestione del club marchigiano, che intende coniugare risultati agonistici e valori umani e sportivi. Perno dell’accordo di collaborazione è un codice etico, molto pragmatico, che il CSI ha elaborato nei mesi scorsi, dopo calciopoli, per suggerire al calcio come ritrovare la diritta via, per dimostrare che è ancora possibile per un club professionistico rifiutare certe derive sconcertanti. Sarebbe rimasto un bel sogno nel cassetto, se di recente non fosse arrivato l’Ancona, alle prese con un’importante svolta societaria, e il desiderio dei dirigenti di proporre qualcosa di realmente innovativo, a costo di remare controcorrente in un mondo così omologato come quello del pallone. Quel qualcosa che il progetto del CSI offriva a piene mani. Trovare un punto di confluenza non è stato difficile, ed ora il CSI si troverà a fare da tutor per l’applicazione sul campo del suo modo di intendere il calcio.
Non c’è aspetto della conduzione di un club che il piano del CSI, a base triennale, trascuri: uso delle risorse, gestione della prima squadra, gestione del settore giovanile, rapporto con la tifoseria, rapporto con il territorio. Nelle pieghe del progetto ci sono elementi davvero interessanti, come l’obbligo della trasparenza di gestione, dell’adozione di piani tecnici sostenibili, del ricorso ad un salary cap innovativo, dell’uso flessibile del vincolo da cartellino, che per certi versi tende a fare dell’individuo un oggetto di mercato. Ma è proprio sul piano dell’etica sportiva e del ruolo sociale che arrivano le novità più importanti. Basilare è l’attenzione dedicata ai giovani: educare i ragazzi alla vita attraverso lo sport costituirà la vera e primaria missione del settore giovanile della società. Nel vivaio carriera sportiva e carriera scolastica dovranno conciliarsi necessariamente, e la cooperazione con le scuole ne sarà elemento centrale. Nella mission del club anche l’attenzione alla famiglie, sia quanto alla cooperazione con i genitori dei ragazzi tesserati, sia quanto alla convinzione che lo stadio debba trasformarsi in un luogo di aggregazione serena delle famiglie, sia infine per quanto riguarda le frange giovanili della tifoseria. Si sa, oggi il calcio considera i suoi giovani tifosi clientela da spremere, salvo non fare nulla per educarli ai valori dello sport. Ad Ancona si cercherà il dialogo costruttivo con i ragazzi di curva, coinvolgendoli in iniziative di solidarietà e di radicamento della cultura sportiva. Così come saranno coinvolti in azioni di educazione allo sport gli alunni delle scuole elementari e medie ed i ragazzi degli oratori. Sorprendente l’idea di chiedere ai giocatori di prima squadra di mettersi a disposizione, per un tot di ore, non più per inclinazione personale ma per contratto, di iniziative e progetti socialmente rilevanti. Come dire che per essere un bravo calciatore dell’Ancona l’abilità di palleggio non sarà tutto.