Il Papa al CEN “Sia sempre viva la fede”

Nella splendida cornice della Mole Vanvitelliana in Ancona, si è svolta una seduta “allargata” del Consiglio Nazionale del Csi, a testimonianza della presenza di tutta l’Associazione al Congresso Eucaristico.

Un sabato specialissimo, quello trascorso dai membri del Consiglio Nazionale del Csi, ritrovatisi ad Ancona, presso la Mole Vanvitelliana, in una seduta contemporanea al CEN. In apertura dei lavori c’è stato il saluto e l’intervento di don Mario Lusek, Direttore dell’ Ufficio Sport Turismo e Tempo Libero della Cei, che ha offerto ai presenti una prima “verifica” di questo XXV Congresso Eucaristico. Quindi Mons. Claudio Paganini, che ha voluto ricordare all’Associazione l’importanza di testimoniare la sua identità nella vita quotidiana di ciascun comitato e di ogni società sportiva. Il pomeriggio dorico ha visto muoversi la delegazione di dirigenti ciessini nell’area Fincantieri per partecipare alla Veglia del pomeriggio (trasmessa in diretta Tv). Quindi la cena in una sala di rappresentanza del Teatro delle Muse e poi partecipazione alla Veglia di preghiera presieduta dal Cardinale Angelo Bagnasco presso la Chiesa di San Domenico. Domenica una rappresentanza del Consiglio Nazionale e tanti amici del Csi (arrivati da tutta Italia) hanno partecipato alla Santa Messa celebrata da Benedetto XVI. Soddisfatto Daniele Tassi, presidente del Comitato Regionale Csi Marche e coordinatore nella segreteria del Cen, a conclusione di questa intensa settimana la presenza al Congresso Eucaristico indubbiamente ricca di significat per il Csi

 

BENEDETTO XVI AL XXV CEN

 C’è una misura verticale da recuperare, per poter pienamente riprendere quella orizzontale. Benedetto XVI lo ha ricordato con chiarezza intervenendo alla conclusione del Congresso eucaristico di Ancona in una intensa giornata, che lo ha portato a contatto con la realtà viva della Chiesa e della società italiana.
“È anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza”. Bisogna partire e ritornare sempre alla dimensione verticale, cioè alla realtà della fede, che misura la realtà della vita proprio nella sua quotidianità e permette di ricomporne la frammentazione, che per il Papa ne è uno dei tratti caratterizzanti: “La comunione eucaristica, cari amici, ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui”.
Da qui gli effetti orizzontali della “spiritualità eucaristica”, sulla comunità ecclesiale e sulla realtà sociale. Il Papa invita così innanzitutto a rifare sempre con amore il tessuto della comunità ecclesiale, superando “divisioni e contrapposizioni”, valorizzando “le diversità di carismi e ministeri, ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione”. E qui si inserisce l’appello a far sì che dalla “intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata”.
È un impegno essenziale, su cui sempre ritornare e che si riassume nella necessità di sempre meglio rimodulare anche l’identità popolare della Chiesa in Italia, in un quadro che si trasforma velocemente ma che deve mantenere i suoi presupposti di fondo.
Particolare enfasi il Papa ha posto di conseguenza sugli “ambiti del nostro quotidiano”, in particolare i due temi della famiglia e del lavoro, che sono nello stesso tempo le questioni e le grandi risorse della nostra società. Lo ha fatto parlandone nell’omelia, ma anche e soprattutto incontrando personalmente i lavoratori, a pranzo, e poi nel pomeriggio le famiglie e i fidanzati. Il Papa e i vescovi italiani con lui si misurano con il dramma di chi è senza lavoro, di chi perde il lavoro e continuano a scommettere sulla famiglia, con pertinace fiducia. In situazioni assai perturbate e confuse, come questi mesi in Italia e in Europa, la saldezza del tessuto di riferimento di fondo, spirituale, sociale e civile, diventa una grande risorsa.
 

Il messaggio a conclusione dell'evento di Ancona  
Siamo venuti qui in molti da ogni parte d’Italia, da una terra che ha una storia lunga e grande nella civiltà cristiana, e un’altra ne prepara per i popoli d’Europa e del mondo, che qui convergono, e perciò ha maggior bisogno di luce e di guida dall’alto.
Siamo qui in una città tesa alla conquista della terra e del mare, mediante il suo sapere e il suo lavoro, ma in difficoltà, come altre, per il pane di ogni giorno, e, tuttavia, risoluta a creare una società che viva di sapienza, di giustizia e di pace, avida perciò di avere in dono questi tesori spirituali.
“Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Tu ci sei necessario, o Signore, lungo la via, nella cura degli affetti e delle fragilità, nella salute e nella malattia, nel lavoro e nella festa, nella scuola e nell’educazione, nell’accoglienza e nell’impegno per il bene comune. Tu sei la nostra via e la meta del nostro cammino.
Ci hai chiamati qui, Signore, come i pellegrini di Emmaus, spiegandoci le Scritture: educati dalla Parola di fede, il Padre ci ha attirati a Te. E ti abbiamo riconosciuto allo spezzare del Pane: nell’Eucarestia sei Tu che ti doni interamente a noi, sei tu che ci assimili a Te. Sì abbiamo bisogno di un Dio vivo e partecipe, familiare e quotidiano come il pane. Non un Dio lontano, assente, irraggiungibile, un Dio che non sa, non vede, indifferente al bene e al male.
Certo, anche da questo Congresso Eucaristico ritorneremo a casa: non è stata una parentesi o una distrazione, ma una sosta preziosa per metterci di fronte al Mistero da cui la Chiesa è generata, e ritornare senza indugio alla nostra missione di testimoni del grande “Sì”, che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e intelligenza.
Ritorneremo nelle nostre famiglie e parrocchie, associazioni e movimenti, come testimoni di speranza negli ambiti della vita quotidiana. Ritorneremo nelle nostre Chiese particolari, in comunione con i nostri Pastori, pronti a dare testimonianza della pluralità e ricchezza delle diverse realtà ecclesiali, e insieme dell’unità che le mette in cammino con Colui che il Signore ha chiamato a presiedere la carità di tutti, come successore dell’apostolo Pietro.
Ritorneremo da questa città, o Maria, sulla quale tu vegli Regina dei Santi, giorno e notte, la città che ha eretto sul monte la Cattedrale, il suo vanto e il suo cuore.
Ritorneremo alle nostre città affidando alla tua intercessione il cammino del decennio per educare alla vita buona del Vangelo questa nostra generazione, perché, anche se indaffarata e immemore, di Cristo vuole essere e vivere.
Il Papa al CEN “Sia sempre viva la fede”