-IL PUNTO- Quel "bene comune" che fa ricco lo sport

In Toscana è in corso di svolgimento la 45.a settimana sociale dei cattolici italiani, che propone come suo tema “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”. Può sembrare un evento del tutto estraneo agli interessi del nostro sport, che oggi si trova piuttosto a discutere delle curve chiuse al pubblico, della squalifica di Dida o della sentenza sul caso Di Luca. Non sarebbe male, invece, se ci si mettesse a ragionare una volta tanto in un’ottica più larga, magari proprio partendo dal concetto di “bene comune”, per chiedersi se e come lo si può tradurre nell’ambito dello sport. Ci sarebbero due livelli di discussione. Il primo, più “basso”, sulla necessità che la “barca” dello sport smetta di avere rematori egoisti, che vogano ciascuno sognando una meta propria e differente, trovando coesione intorno all’idea di uno sport che serva piuttosto gli interessi del sistema sportivo nel suo complesso, di ogni sua componente anche minima e “povera”. Il secondo approccio, più “alto”, riguarda il senso da attribuire all’attività, se essa debba badare soltanto a far crescere la “città dello sport” o piuttosto debba indirizzarsi a far lievitare, attraverso lo sport, la “città dell’uomo”. È facile capire che il CSI è interessato a fare emergere entrambe le tematiche, nelle quali vede i presupposti per restituire un’anima e un senso allo sport odierno. Il suo è, appunto, “un impegno che viene da lontano”, visto che l’intera storia dell’associazione sta lì a testimoniare lo sforzo di essere, quale cattolici impegnati nel mondo, una presenza costruttiva per fare dell’attività sportiva un servizio da rendere alla persona e alla comunità. Nell’attuale contesto storico questo sforzo si esplica in primo luogo nel diffondere la tensione a voler educare i giovani a valori primari. «In particolare – si legge non a caso nel documento preparatorio della 45.a settimana sociale - occorre formare le giovani generazioni, generose ma restie anche per troppe disillusioni, al senso della responsabilità e dell’impegno sociale e politico, ripartendo dall’idea fondamentale di bene comune, che tale impegno deve fondare e sorreggere». È tempo che anche lo sport - in sé così ricco e portatore di energie e di entusiasmi – si affranchi dalle logiche dell’utilitarismo per sposare quelle del bene comune quale premessa per ritrovare il senso del suo essere nella società.