Mons. Crociata: Sport, elogio della gratuità

Si é chiuso il Convegno Nazionale dei Consulenti Ecclesiastici del Csi intitolato “L’asina di Balaam. Come scegliere i nuovi e accompagnare i vecchi dirigenti del CSI”. L'omelia di Mons. Mariano Crociata, nella S. Messa presieduta dal Segretario Generale della CEI ha spiegato che “lo sport è parabola della vita anche in un’ottica di gratuità; è il simbolo di ciò che nella vita ha valore per se stesso, non in vista di un guadagno o di uno scopo estraneo di qualsiasi genere”.

“C’è un servizio da compiere, nella vita come nello sport, che consiste nel lavorio sul proprio fisico come luogo concreto di realizzazione di un progetto. Nella fisicità del nostro fare, sia esso allenamento sia esso attività di qualsiasi genere, entrano in gioco i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, i nostri progetti, in altre parole il nostro spirito. Lo sport si presenta come un modello di formazione dell’uomo completo”.Lo ha ricordato martedì 8 novembre Mons. Mariano Crociata, presiedendo la S. Messa nell’ambito del Convegno Nazionale dei Consulenti Ecclesiastici del CSI, cui hanno preso parte oltre 50 sacerdoti da ogni angolo della penisola.Il Segretario Generale della CEI ha quindi spiegato che “lo sport è parabola della vita anche in un’ottica di gratuità; è il simbolo di ciò che nella vita ha valore per se stesso, non in vista di un guadagno o di uno scopo estraneo di qualsiasi genere”. Ed ha aggiunto: “Raggiungere un traguardo, superare una sfida, vincere una partita ha già in se stesso il proprio senso, il risultato e il motivo di soddisfazione. Nella vita ciò che conta ultimamente va al di là del calcolabile e dell’utile”.
Il convegno, intitolato “L’asina di Balaam - Come scegliere i nuovi e accompagnare i vecchi dirigenti del CSI”.

Sul tema proposto  ha spiegato mons. Claudio Paganini, che ricopre l’incarico di consulente nazionale: «Il consulente ha oggi nell’associazione un compito ingrato.  Come l’animale biblico si trova stretto tra l’angelo che gli chiede di fermarsi e il padrone che lo percuote perché vada avanti, il consulente si trova oggi a doversi districare tra dirigenti immersi nella quotidianità, costretti a badare al sodo, e la missione “alta” del CSI, la sua visione cristiana dello sport”».
L’immagine dell’asina che, incurante delle percosse, va contro la volontà del padrone pur di essere fedele alla volontà di Dio si adatta all’ambito sportivo anche su un piano più ampio: nel mondo dello sport oggi così esposto alla tentazione di svendersi al mercato e allo spettacolo, spetta ai sacerdoti - a qualunque titolo “immersi” nel fenomeno sportivo - continuare a rappresentare e difendere lo sport come luogo di valori.Il convegno, cui hanno partecipato circa sessanta consulenti, ha toccato anche altre tematiche, stimolate dalle relazioni di mons. Vittorio Peri, presidente dell’Unione Apostolica del Clero, Paola Del Toso, segretaria generale CNAL, e don Marco Mori, presidente del Forum Oratori Italiani.
Mons. Peri nel suo intervento ha parlato di alcuni aspetti den ministero sacerdotale, parlando del cammino sinodale e dei suoi orientamenti (evangelizzazione e sacramenti, comunione e comunità, testimonianza della carità, comunicare il Vangelo in un mondo che cambia ed educare alla vita buona del Vangelo). “Compito della Chiesa è accompagnare ad incontrare Cristo, trasmettere stili di vita coerenti con la visione cristiana della vita – ha detto don Vittorio - ed il ruolo del consulente, impegnato nell’ambito sportivo può riferirsi a tre livelli fondamentali: “ducere, educere e seducere”, ovvero guidare, accompagnare e sedurre.

La prof.ssa Dal Toso ha invece provocato i sacerdoti sulla passione e sulla intenzionalità educativa da trasmettere e sull’opera di discernimento possibile verso i dirigenti del laicato sportivo. “La mutata situazione sociale ed ecclesiale esige un rispettoso percorso di discernimento e di accompagnamento umano e spirituale della nuova classe dirigenziale – ha spiegato la dirigente del Cnal - Cosa può fare il consulente ecclesiastico? Orientare, accompagnare nella scelta dei dirigenti.
La promozione e la realizzazione di attività sportive con finalità di tipo educativo e non solo di puro svago e libero passatempo, fanno riferimento a un chiaro progetto intenzionalmente volto a trasmettere e far recepire valori che, nel contesto che fa riferimento alla parrocchia e all’oratorio, sono ispirati al Vangelo.
L’educatore è un testimone -credibile e coerente con la sua stessa esistenza- della Verità, della Bellezza e del Bene. La sua credibilità viene costantemente messa alla prova e deve essere continuamente riconquistata. È ricco di umanità, è un maestro e compagno di strada, disposto ad incontrare là dove sono bambini, ragazzi, giovani, per ascoltarli, ridestare le domande sul senso della vita e sul loro futuro, sfidarli nel prendere sul serio la proposta cristiana, facendone esperienza nella comunità.
Mercoledì 9, dopo la Messa presieduta in Vaticano da Mons. Josef Clemens, Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici ha concluso i lavori l’intervento di Don Marco Mori , presidente del Foi.
“Lo sport, pur essendo una delle esperienze educative più ricche rischia di essere escluso dalla  vita oratoriana perché presenta una gestione problematica – le parole di don Mori - Il peccato di molti parroci è appaltare strutture e gruppi sportivi per evitare al fatica di gestirli.
Sono le paure a creare difficoltà nelle progettazioni pastorali . Come uscirne? Tre i suggerimenti: allargare la capacità di accorgersi del Vangelo vissuto tra i giovani; credere che il Vangelo e la vita si trasmettono per contagio e contatto personale; credere che il Vangelo vada esplicitato perché, pur essendo presente nelle diverse modalità di vita, non sempre lo si coglie vivo e vivificante. La patente di educatore è legata alla possibilità di annunciare il Vangelo ed il mondo sportivo, in questo , racchiude i germi della vita e della fede.”

Comun denominatore nei due giorni di lavori due verbi all’infinito: “accompagnare” e “scegliere”. Accanto al compito di accompagnare i “vecchi” dirigenti affinché non smarriscano il senso ultimo del loro lavoro, è stato posto quello, altrettanto importante, di contribuire alla scelta e alla formazione dei “nuovi” dirigenti. Diversamente dal passato, quando entravano a fare parte del CSI figure dirigenziali già “pronte”, preparate dalla militanza in Azione Cattolica o altre forme di associazionismo di comune ispirazione, oggi il ricambio arriva dai ruoli puramente sportivi, dalle famiglie degli atleti, ovunque vi siano persone disponibili ad impegnarsi. «Diventa importante – ha ribadito mons. Paganini - “scegliere” prima e “accompagnare” poi: accompagnare l’uomo, il dirigente, il cristiano laico affinché sia pronto ad indossare gli abiti dell’evangelizzatore, o finanche del catechista, attraverso il servizio sportivo».