-IL PUNTO- I due volti dello sport riuniti dal nuoto
Mercoledì scorso, a Roma, in vista del XIII campionato del mondo di nuoto, che si svolgerà nella capitale dal 18 luglio al 2 agosto 2009, c’è stato un interessante passo preliminare. Il presidente del Comitato organizzatore, Giovanni Malagò, e i vertici della Federnuoto hanno voluto avere un incontro, sia pure di carattere interlocutorio, con i rappresentanti dell’associazionismo sportivo di base, CSI compreso. Non accade spesso che lo sport “basso” sia invitato ai tavoli programmatici dei grandi eventi dello sport “alto”, e quando succede si tratta in genere di assumere una posizione subordinata di semplici fornitori di volontariato e altri servizi. Questa volta però, la convocazione rispondeva ad uno scopo differente: aprire uno spazio di confronto e di collaborazione tra lo sport di vertice e lo sport di base per la preparazione del Mondiale di nuoto; stabilire tra le due componenti un modello di cooperazione da applicare anche in seguito; trovare insieme il modo di conciliare un evento spettacolare di alta prestazione con le ragioni quotidiane della promozione sportiva tra i giovani. Idea brillante, questa, di lavorare perché un evento tecnico assuma anche una dimensione culturale e sociale, interrogandosi su come fare da traino per diffondere i valori dello sport. L’incontro ha costituito dunque un fatto nuovo, dimostrando che qualcosa sta cambiando nell’antica e sterile contrapposizione tra i due volti dello sport, e che i tempi sembrano finalmente maturi per saldarne la frattura, per ricreare la mutualità - spesso affermata e quasi mai praticata - tra promozione sportiva e club degli sport professionistici. L’intesa di collaborazione sottoscritta dal Centro Sportivo Italiano con l’Ancona Calcio dimostra che la strada è aperta; l’interesse che quell’accordo ha riscosso presso altri club calcistici di primo piano fa credere che si stia davvero formando una più diffusa sensibilità al significato socioculturale dello sport. Sarebbe tanto di guadagnato per tutti. C’è stato un tempo in cui non solo atleti ed arbitri, ma anche i dirigenti massimi del nostro sport venivano dalla gavetta giovanile della promozione sportiva. Così fu, per citare un unico nome, con Artemio Franchi, che i primi passi li aveva mossi proprio nel CSI. In un significativo, rinnovato processo di osmosi tra lo sport di vertice e quello di base pensiamo possa risiedere il motore in grado di rimettere in moto in Italia una cultura sportiva diversa, umanizzata e umanizzante.